tradimenti
Il culo di Fabiana - Scambismo o tradimento?
di StraneEmozioni
15.07.2024 |
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"Prima voglio fare una premessa, seguimi brevemente, è importante..."
In questo scritto narro del mio incontro con Fabiana e Lucio (nomi inventati, personaggi reali), una coppia con la quale ho avuto rapporti per qualche tempo a iniziare dal 2019.Prima voglio fare una premessa, seguimi brevemente, è importante.
Ciò che mi affascina interagendo con le coppie, almeno quelle che ho scelto di frequentare inserendoci ognuno nella sfera sessuale dell’altro, è la consapevolezza che il “gioco” è uno strumento voluto da entrambi, che unisce la coppia, che la rende invulnerabile agli attacchi esterni.
La versione opposta di questo rapporto intimo e complice, consapevole, è il tradimento.
Tutti tradiscono, ho tradito anche io, sono stato tradito. Si butta all’aria una vita di coppia, spesso una famiglia, per evadere.
Quando tradivo, cercavo ciò che in casa non potevo avere. Quando in casa non si può avere ciò che si vuole, è giusto tradire? Non è giusto, ma non se ne può fare a meno. Perché la pulsione sessuale è troppo forte.
Ma il tradimento è un frutto acerbo, mentre le coppie complici se ne tornano a casa con la bocca dolce di complicità, di appagamento anche quando un incontro non è stato soddisfacente.
Non si tratta di cazzo grosso, cazzo piccolo, sbatti bene o sbatti male, si tratta di aprire la porta a persone diverse, condividere i propri desideri, prendersi il piacere, salutarli e ritrovarsi a dire: “ma cosa abbiamo fatto insieme?”. E’ come rubare una mela proibita e gustarsela di nascosto.
Ecco perché mi piacciono le coppie: mi piace assaporare la loro complicità, la loro unione.
Conobbi F. e L. perché me li presentò ad una cena Anna. Ci scambiammo dei numeri con L. per parlare di lavoro e poi una sera ci vedemmo, era la fine del 2019, al bar del Fico a Roma anche insieme a F.
Fabiana è una moretta di piccola statura, molto bella, magrolina, con indosso sempre abitini originali e colorati, sembra quasi appartenere al mondo di Amelie. F. si era unita a noi due più tardi per tornare a casa insieme a Lucio, che avevo incontrato per condividere un progetto lavorativo che poteva interessarlo.
Nel parlare emerse che Anna aveva provato a rimorchiare Fabiana, in modo un pochino grossolano: praticamente le aveva detto di aver sognato di fare l’amore con lei e cosa ne pensava di fare un’orgia a quattro! F. aveva finto di non capire e quando Anna aveva insistito le aveva semplicemente detto “no”.
“Anna è un po’ ossessionata, per lei sono tutti orgiastici, tutti scambisti, tutti bisessuali”, dissi. In realtà il motivo per cui tra Anna e me finì era il suo essere fuori di testa completamente, fino a mettersi in imbarazzo in più occasioni, come questa, o addirittura farmi correre dei rischi assurdi, come quando invitò a casa sua una trans e si presentò una specie di cinghiale truccato che voleva denaro e che mi fece dire basta alla nostra relazione.
“Ma tu ci stai insieme”, osservò Fabiana, “quindi condividi”.
“Io condivido l’apertura mentale, la mancanza di ipocrisia nella vita sessuale, non condivido il molestare le persone come voi che hanno solo desideri standard”.
I due si guardarono disturbati dalle mie parole, quello “standard” non voleva essere offensivo ed è una parola che da quel giorno rimossi dal mio vocabolario.
“Cosa vuol dire non essere “standard”, secondo te?”, mi incalzò Lucio.
“Fabiana, sei una bellissima donna, originale, sii sincera, quanti corteggiatori hai in questo periodo?”, le chiesi.
Fabiana guardò il marito e tentennò, tentò anche un “che centra”, ma la inchiodai a rispondermi, ma non ottenni più di un “non so”.
“Te lo dico io allora. Ipotizziamo che tu piaccia a un paio di uomini almeno, così come pare piaci anche ad almeno una donna, Anna. Questi uomini ti corteggiano in qualche modo: cortesie, bigliettini, messaggini”, iniziai a spiegarmi.
“Ed anche Lucio, essendo un bell’uomo che fa un bel e buon lavoro, avrà delle donne che lo corteggiano, magari piace anche ad uomini, con questo suo capello sbarazzino, il fisico asciutto, la sua eleganza”, gli strizzai l’occhio.
I due mi seguivano e sembravano annuire impercettibilmente.
“Ecco, standard significa negare che uno di quei corteggiatori, o una di quelle corteggiatrici vi faccia nascere un desiderio. Significa non parlarne tra di voi per paura di turbare il rapporto. Significa quindi tradire prima di tradire, perché magari quei corteggiatori invece vengono stimolati, accettati, ma tenuti nascosti”.
“Lo fai?”, chiese L. guardando la sua signora. “E tu, lo fai?”, gli fece eco lei.
“si che lo fate, altrimenti mettereste i vostri telefoni qui, ora, sbloccati su questo tavolino, senza paura. Invece sono sicuro che avrete mille motivi per giustificare il non farlo, ma ce n’è solo uno: tutti noi abbiamo intrallazzi”.
“io non ho intrallazzi”, mi osservò F. “ma non capisco cosa centri tutto questo con avere rapporto standard”.
“Il rapporto standard è basato sulla menzogna e sull’ipocrisia e decreta la fine della coppia, inevitabilmente. Ora mi direte che siete appagati, che vi bastate, rinnegando che quel ragazzo seduto a quel tavolo non ti stimoli cattivi pensieri, oppure la cameriera con questo viso incantevole e quelle tette graziose che ci ha servito”. Stavo esponendo in modo crudo la mia visione.
“Cosa ne pensi della cameriera, Lucio” mi rivolsi a lui con un sorriso di sfida.
Lucio fece una smorfia a voler significare “non farmi questo davanti a Fabiana”, quindi decisi di aiutarlo.
“Tu cosa pensi della cameriera, Fabiana?”, chiesi.
“Beh, tesoro, guarda che me lo puoi dire che ha un bel paio di tette e ho notato anche io quel viso splendido.” proseguì lei rivolta al marito.
Iniziammo così e li condussi verso il secondo bicchiere e una conversazione di alto livello sul coinvolgimento, l’onestà, l’apertura mentale.
“Se un o una collega vi mandasse un messaggio di corteggiamento, dovreste condividerlo. L’altro deve assicurare in primis di non arrabbiarsi ma di prenderlo come un gioco. Allora sarete complici. Avete mai guardato un porno insieme?”, li provocai.
Era una domanda semplice e li colsi in fallo: chi non guarda porno?
Fabiana decise di essere onesta, buttò giù un sorso di vino e ammise poggiando il bicchiere con lo sguardo basso: “si, certo, ogni tanto”.
“Ma certo che lo fate, mi sarei preoccupato del contrario. E non ditemi che guardate due che scopano nella posizione del missionario.”
Era troppo per loro scendere in quel livello di dettaglio, ma c’ero io a togliere le castagne dal fuoco.
“Sono sicuro che Lucio tende a scegliere filmetti FFM e qualche volta MMF, perché la sua tendenza è avere due donne nel letto, niente di più noioso per una donna”.
“E sono sicuro che tu, Fabiana, cerchi maggiormente filmetti con un minimo di storia con una coppia complice che coinvolge un bel ragazzo o il vicino di casa”.
A Lucio sembrava che stesse scappando la situazione di mano, quindi se ne stava in silenzio e delegava solo a Fabiana le risposte ormai.
“Potrebbe essere, ma non metteremmo mai in pratica veramente”, disse lei.
“Certo, però magari dovresti preoccuparti se un giorno non cambierai idea, oppure la cambierà lui, e la sera sparirà per andare in palestra ed invece andrà in un club a cercare ciò che non ha in casa.” Le annotai in risposta.
“Le sensazioni che proviamo, non sono d’accordo vadano celate. Non vi è mai capitato, dopo aver visto quei film, di scopare fantasticando di avere con voi una persona vera, che conoscete? Tu, Fabiana, non sei rimasta comunque turbata dalla proposta di Anna, non ha avuto nessun effetto su di te?”
F. era ormai conquistata dal discorso e sculettava sulla scomoda sedia vintage del bar del fico, in evidente stato di eccitazione, quindi infierii.
“Io sono quasi sicuro che stasera tornerete a casa e scoperete con foga immensa ripensando a questa conversazione e magari fantasticherete di avermi fra di voi.” e mi alzai, sorridente, per andare a saldare il conto, lasciandoli conversare.
Ci volle un po’, un paio di settimane, vari caffè, aperitivi, durante i quali lasciammo la teoria e cominciammo a parlare sempre più di dettagli, di avventure vissute, di desideri torbidi.
Quando io e Lucio, una sera di novembre, ci ritrovammo a succhiare i capezzoli di Fabiana fu fantastico. Lei sorreggeva i piccoli seni, seduta sul divano fra di noi, ci guarda e ansimava, ai piedi delle scarpe alte nere con un pompon rosa di lato, nel suo stile alla Amelie.
La carezzai sulla schiena nuda facendola rabbrividire, poi mi alzai abbassando i pantaloni, per darle modo di infilarselo in bocca, libera di succhiare il cazzo di un altro davanti al suo uomo. Ingorda, spingeva, aveva conati di vomito, tornava indietro e raccoglieva la saliva con le mani, mi massaggiava le palle.
Lucio si affiancò, lei si alternava, ci spompinò così a lungo ed io a lungo volevo andasse la cosa, ogni posizione, ogni gesto. F. scorreva sui nostri cazzi tenendone uno con la mano, l’altra a segare quello che non succhiava. Alzava lo sguardo verso di noi in cerca di approvazione, si trastullava nella mia autorità, quando la incitavo ad andare a fondo, quando le consentivo di essere più audace con quelle dita che mi sfioravano l’ano. “Infilalo dentro quel dito, dai, lo sento che sta cercando il buco”.
Mi infilò l’indice nel culo e con il mio cazzo piantato in gola guardò verso di me, rossa in volto, la carezzai dicendole che si, era brava. Si umiliava ai nostri piedi, libera di essere trattata da vacca, da troia da monta, mettendo da parte per gioco la sua dignità di donna emancipata per vivere la sua e la nostra trasgressione.
Scoparle il culo con tutta l’attenzione di Lucio, con il quale mi alternavo, fu delizioso. La sbattevamo dopo averglielo preparato per bene e ci tiravamo fuori ogni volta che stavamo per venire, cedendo il posto all’altro.
Le nostre voci erano calme, la carezzavano sulla schiena: “Brava tesoro, sei brava, è tutto aperto, è arrivato fino in fondo, lo senti?”. Lei annuiva, un rivolo di saliva colava dalla bocca, la mano a toccarsi la fica, la posizione in ginocchio aveva perso ogni eleganza, rappresentava l’abbandono, la sottomissione.
“Esco tesoro, altrimenti ti riempio, però faccio entrare Lucio, stai tranquilla, lo vuoi ancora?”
“Si, si per favore” erano le sue risposte, inframezzate ad imprecazioni e constatazioni: “Oddio, sono aperta, completamente aperta, sto godendo”.
Una salviettina servì a Lucio per ripulirsi e impalare la sua signora seduto sul divano, un asciugamano arancione che ricorderò per sempre sotto di loro.
Io non ne ebbi bisogno, a me spettava il didietro. Non la dovetti sbattere, non avrei del resto potuto, non ho il cazzo abbastanza lungo per restare dentro mentre lei cavalcava impalata anche nella fica: spinsi il mio pene largo fino in fondo al suo retto, mi attaccati alle sue spalle e rimasi cosi, piantato nel suo sfintere lasciando che fosse lei a masturbarmi il cazzo con in suoi muscoli durante la sua cavalcata sul cazzo del marito, fino a riempirla di abbondante sborra un attimo prima che fosse anche Lucio a farlo, ed io, discreto, estratto il cazzo e lasciato a Lucio il compito di infilare due dita a tappare il “danno”, ero già in bagno a rivestirmi, uscendo per lasciarli coccolarsi, senza interferire in quello che è il momento più bello per la coppia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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